La vera storia della bandiera della pace

Conoscete la storia della bandiera della pace? Nata da un movimento le cui simpatie politiche, a voler essere proprio pignoli, probabilmente si possono rintracciare, la bandiera si è diffusa rapidamente tra la gente, che vuole in questo modo dire il proprio "no" alla guerra. In breve l'arcobaleno è diventato il colore, se non di tutti, certamente di molti. Tanta gente con l'aiuto della bandiera è uscita finalmente allo scoperto.

Per capire un po' di più come sono andate le cose, vi racconto una storia. Un giorno in un paesino della periferia mestrina ai balconi di due o tre case è spuntata la bandiera della pace. La gente l'ha guardata all'inizio con un po' di sospetto, poi con meraviglia e finalmente con simpatia. In pochi giorni, da due o tre, le bandiere della pace sono diventate dieci, venti, cinquanta, cento...

Conosco quella gente e quel paese. So che tra gli abitanti delle case che hanno esposto la bandiera c'è chi vota Bertinotti e chi vota Rauti, chi Berlusconi, chi Fassino, chi Follini... Questo è avvenuto nel piccolo paese di periferia, e un po' in  tutta la nazione: il simbolo della pace ha unito tanta gente, aiutandola a superare logiche di partito che a volte diventano steccati insormontabili.

Ma la cosa pareva troppo bella per durare. Prima in sordina, poi in modo sempre più insistente, qualcuno ha cominciato a tirare la bandiera della pace da una parte o dall'altra, accusandola di essere troppo di sinistra o usandola contro chi si considera di destra. Si son sprecate le interviste a politici, consiglieri comunali, presidenti di Provincia e di Regione, parlamentari e sacerdoti. Di fronte alla richiesta di formulare un giudizio sulla bandiera - quasi che il pezzo di stoffa color dell'iride fosse il problema nazionale - hanno dato risposte solenni, circospette o soltanto molto arrabbiate. L'Italia si è contata e misurata: da un parte quelli con la bandiera ai davanzali (o al collo, o a mo' di mantello, o sull'ombrello, o sul cappello, o pitturata sulla fronte)... Dall'altra quelli rigorosamente senza bandiera. Poco importa se, tirata dagli uni e dagli altri, la striscia arcobaleno - un segno fragile, proprio come la "PACE" che risalta in mezzo - si è tesa fino a strapparsi: alla fine, un segno piccolo, ma non banale, che aveva risvegliato molta gente dal torpore, è diventata un segno che divide, anziché unire. Intendiamoci: non casca il mondo, ma in poco tempo siamo riusciti a dare un colore di partito anche a qualcosa che dovrebbe essere mille miglia al di sopra dei partiti, come la pace. Quanta cialtroneria!

L'altro sabato c'è stata la grande manifestazione a Roma, che ha addolcito un poco - ma solo un poco! - la diffidenza di alcuni contro la bandiera. Anch'io che avevo appeso la bandiera della pace al davanzale della mia finestra, e l'ammiravo orgoglioso, quando al ritorno, ancora sulla strada, intravedevo i suoi colori sgargianti ondeggiare al vento, mi sono fatto un sacco di domande. Ho finito quasi per pentirmi d'averla appesa... Ma perché devo sentirmi in colpa? In malora quelli che hanno fatto della bandiera della pace una delle tante polemiche all'italiana: perché devo andarci di mezzo io e tutti quelli che come me, senza secondi fini e con sincerità, hanno consegnato a quella striscia color arcobaleno la voglia di gridare a tutti: «Pace»?

La mia bandiera resterà lì, sul davanzale, e guai a chi me la tocca.